Bosa. La rivista Ciclist pubblica un articolo sulle potenzialità dei percorsi in bicicletta in Planargia - La traduzione del testo curata da Marcello Usala

8 ottobre 2015 | News
LA PAGINA DI CICLIST
Bosa. La Planargia attira gli amanti del pedale. In un articolo pubblicato dalla rivista online Ciclist le meraviglie dei percorsi tra vigne, vestigia storiche e un ambiente incontaminato. Un itinerario tracciato da Marcello Usala per Sardinia Grand Tour.
 
Questo il link dell'articolo online su Ciclist: http://www.cyclist.co.uk/in-depth/465/sardinia-big-ride
La traduzione gentilmente curata da Marcello Usala
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Sardegna: la Grande Corsa

Nonostante non sia famosa per la bicicletta, come invece lo sono altre vicine destinazioni del mediterraneo, la Sardegna è un territorio generoso per gli appassionati di ciclisti.

 

Le mappe sono strumenti meravigliosi. Con i loro contorni, i colori, le linee e i simboli topografici, i dettagli e le distanze. Anche un’edizione gratuita come quale che ci consegnano all’ufficio turistico locale al nostro arrivo in Sardegna, è molto più intrigante e romantica di uno sgargiante dispositivo GPS.

 

Così succede che mi si spezzi il cuore ogni qualvolta un addetto alla reception dell'hotel o una guida turistica prende la sua biro per scarabocchiare una mappa solo per illustrare il modo più rapido per andare da A a B. Tutto ciò dimostra scarso rispetto per l'abilità e il coraggio di esploratori, navigatori, piloti e cartografi che hanno dedicato la loro vita alla produzione di questo mosaico di coordinate, altezze e misure. Le mappe sono reperti straordinari e devono essere trattati come tali! Ed ora ecco qua Marcello, che impugnando un pennarello infierisce sulla mia Carta Stradale Sardegna in scala 1: 285.000 e deturpa la sua geometria colorata con il suo scarabocchiare sconsiderato.

 

In un sol colpo distratto cancella un castello medievale, un porto turistico sul mare, una spettacolare cornice costiera e vari monumenti antichi di secoli, tra cui torri di avvistamento spagnole e tombe megalitiche. E questo ridisegno insensato della storia e della geografia è tutto avvenuto perché mi capita di avere un raffreddore...

 

Non esco in bici da due settimane, la priama delle quali l’ho trascorsa principalmente confinato a letto. E per 32 ore consecutive di quella prima settimana, dormendo profondamente, imbottitto di Lemsip e paracetamolo. Il mio primo attacco di influenza negli ultimi 5 anni mi aveva lasciato debole come un gattino.

 

Sardegna costa

Ma questo non pare non avere importanza agli occhi di Marcello che, come la maggior parte degli abitanti del mediterraneo, semplicemente non può può concepire il significato di un comune raffreddore. Non importa quante volte abbia cercato di trasmettere attraverso i gesti e le parole che il mio corpo oggi non è al massimo, il suo comportamento è sempre molto gentile ma totalmente sordo ai miei messaggi. Come dire, sarebbe più facile spiegargli come si fa la crema pasticcera...

 

”Puoi consigliare un giro che non sia troppo lungo?” gli chiedo

“150 chilometri” è la sua risposta disinvolta.

 

“Hmm, è un po' lungo. Ed inoltre mi pare collinare. E io mi sento ancora un po 'congestionato'.

 

Ma Marcello è chiaramente alle prese con il concetto “esotico” di virus innescato da un clima non temperato. Così, assorto nei suoi pensieri, ripete, “150 chilometri.”

 

Prendo la mappa. “Che ne dici di questo?” Dico io, indicando una linea ondulata bianca che taglia fuori un’ampia porzione del giro. Ed è allora che Marcello infierisce ancora con il suo pennarello, deturpando centinaia di anni di esplorazione e misurazioni, annunciando finalmente, “che renderà circa 40 km più corto il percorso”, ma con un tono di voce interrogativo sul perché qualcuno dovrebbe voglia di fare una cosa simile. (Ricordatevi questa la linea ondulata bianca, perché avrà un ruolo importante in seguito...)

 

Trattamento da VIP

 

La nostra padrona di casa, Maria Cristina, ci accoglie per la prima colazione presso l'hotel Villa Asfodeli con fare scrupoloso e attento ad ogni particolare, come qualcuno impegnato in un compito delicato.

 

“Per la prima colazione offriamo prodotti adatti ai vostri bisogni speciali” ci dice. Intanto si cura di rimuovere forbici e altri oggetti che potrebbero rovinare il mio abbigliamento di Lycra, mentre mi muovo insicuro sulle mie tacchetei. Di fatto mi mostra una nuova sensibilità dell’accoglienza sarda verso i ciclisti, che possono più o meno essere riassunti come: “Sappiamo che, nonostante vi vestiate in modo bizzarro, siete persone normali come noi.”

 

Come dice Marcello, “In passato gli albergatori, alcuni ancora oggi, tendevano a vedere ciclisti come clienti “difficili”, quindi stiamo cercando di rassicurarli che non devono preoccuparsi, che i ciclisti come le stesse cose di altri turisti. '

 

L’azienda di Marcello, Sardinia Grand Tour, nel mercato della vacanza attiva da circa 12 anni, e di recente ha registrato una crescita notevole della domanda di tour in bici da strada. La Sardegna, in questo mercato, non ha di certo la fama di altre isole del Mediterraneo, come Maiorca e la Corsica, ma pare che abbia strade e paesaggi che nulla hanno da invidiare loro. Ora che abbiamo finalmente concordato un percorso, sto per testare di persona.

 

Mentre lasciamo l'hotel nel villaggio di Tresnuraghes, un flusso di gente del posto vestita di tutto punto giunge sulla piazza della chiesa, proprio di fronte all’albergo, per la funzione della domenica mattina: giovani ragazzi in giacca e cravatta; ragazze che ridono di gusto con i nastri tra i capelli e il telefono in mano; uomini con occhiali da sole firmati per mano alle loro mogli che imbracciano bambini e borse abbinate. Sono sorridenti e felici. Ma nessuno di loro è in bicicletta. Il vuoto delle loro vite mi urta.

 

Lasciamo il paese e ben presto si para davanti il panorama della costa occidentale della Sardegna con le sue increspature e le colline brulle. Per il momento la giornata prosegue serena. Seguiamo la strada che scende verso il fiume Temo, e presto raggiungiamo la vivace e bella città di Bosa. Attraversiamo il fiume lungo un ponte di pietra prima di entrare in un labirinto di strade strette e acciottolate e alti edifici color pastello. Per essere una mattina di Domenica, è un brulicare di attività. I turisti siedono fuori da bar e ristoranti, o passeggiano tra bancarelle cariche di vino e formaggi (è una festa del vino, dice Marcello). Sono sorridenti e felici. Ma nessuno di loro è in bicicletta. Il vuoto delle loro vite mi urta.

 

Ok, adesso Marcello mi rivela che ci attende subito una salita di 12 chilometri, ecco, mi sento un po’ geloso di tutte queste persone che, felici e sorridenti, si stanno godendo un caffè, un pranzo saporito o o un buon bicchiere di vino, senza lo spettro di una salita 12 chilometri che incombe su di loro. Ma come, sono pieno di antibiotici, e Marcello nel vandalizzare la mia mappa col suo pennarello, non aveva pensato di fornirmi alcuna indicazione riguardo questa montagna da scalare in 12 km, proprio nelle prime fasi del percorso.

 

Mentre prendiamo un macchiato fuori dal bar, Marcello mi racconta di essersi specializzato in 'cicloturismo e turismo del vino' dopo l'Università. Rifletto sul come non avrei mai creduto che quelle parole potessero convivere nella stessa frase fino a qualche anno fa. Mi racconta di come ha lavorato duro per convincere albergatori e altri fornitori di servizi che nonostante tutti i ciclisti siano durante le uscite sembrano “eterni bambini”, una volta scesi dalla bici si aspettino livelli di servizio da adulto: buon cibo, belle camere e notti serene. Ecco perché Maria Cristina appariva tanto in ansia questa mattina.

 

Paghiamo il conto e proseguiamo col nostro goffo “click clack” sui ciottoli, verso le nostre biciclette da corsa che ci attendono oltre il viale di palme lungo il fiume. Il paese più vicino è in cima alla salita, e Marcello non è sicuro che l’unico ristorante sia aperto per il pranzo, così decidiamo di fare scorta di pane, formaggio e frutta.

 

Pedalare in Sardegna

L'inizio della salita, al suo primo tornante, ci porta di fronte al castello di pietra che domina la collina sopra Bosa. Sotto le sue mura, un'altra fila di tavolacci montati su cavalletti sta distribuendo vino, cibo e felicità ai turisti, ma come la strada vira bruscamente a sinistra vengo strappato bruscamente al sogno per tornare alla realtà. Improvvisamente siamo solo io, Marcello e una strada che scompare su nella foschia tremolante causata dal calore. Niente più bosani felici o turisti sorridenti. Anzi, per il resto della salita, non incontreremo più nessuno, sia uomo o macchina.

 

Marcello mi dice che la Sardegna - che è più grande del Galles - ha una popolazione di soli 1,5 milioni. È la regione con la più bassa densità di popolazione in Italia dopo la Valle d’Aosta. Mentre saliamo gradualmente, vediamo le colline e le creste dell'isola che si estendono verso est. I comuni segnali di civiltà - piloni, antenne radio, ciminiere o la sfocatura a distanza di un'autostrada - sono completamente scomparsi in questo paesaggio. È solo un mosaico di macchia mediterranea, boschi e pendii brulli. La sua vacuità mi sconvolge.

 

Da McEwen ad Aru

 

IL maggiore traffico queste strade lo hanno conosciuto senz’altro nel 2007, quando giunse qui la seconda tappa del Giro d’Italia, che attraversò con la sua roboante carovana queste strade per un arrivo in volata (vinta dl l'australiano Robbie McEwen) a Bosa.

 

Con la successiva tappa giunta a Cagliari è stata l'ultima volta che il Giro ha visitato la Sardegna. Ma Marcello pare ottimista e ritiene che potrebbe tornare presto, anche grazie alle gesta del più famoso figlio in bicicletta dell'isola, Fabio Aru, che è nato circa 100 km a sud di qui. “Lo abbiamo sostenuto tutti (si è piazzato secondo assoluto mettendo in difficoltà Alberto Contador), dice Marcello. “Da ragazzo era noto come un ciclista molto forte. Ha vinto un sacco di gare locali prima di lasciare l’isola per il professionismo”.

 

Mi chiedo se Aru abbia mai pedalato lungo queste salite. Non è particolarmente ripida, ma non stacca mai. Senza traffico o edifici, le curve sono le uniche distrazioni alla fatica. Il mare della Sardegna è appena scomparso alle nostre spalle. Davanti a noi, un tratto di falsopiano ci illude, prima di inclinarsi nuovamente verso l’alto. Ancora una volta - e non per l'ultima volta - mi colpisce il silenzio e la pace di tutto questo. Appare tutto tranquillo, a parte il mio respiro affannoso, mentre cerco di mantenere la ruota di Marcello.

 

Credo che il nome del villaggio dove finalmente sia Montresta, anche se l'ultimo paio di lettere sulla mia mappa sono state cancellate dal pennarello di Marcello. È arroccato su un pendio che si affaccia su boschi di sughere e querce. Ma c’è un profumo penetrante che ha lo stesso effetto di un inalatore Vicks sulle mie narici e che ci ha accompagnato lungo tutta la salita. Scopro che è un piccola pianta che si chiama asfodelo, e che viene utilizzato per intrecciare cesti e ornamenti vari in vendita in molti negozi di souvenir sarda e molto amati dai turisti.

 

Come temuto, l’unica trattoria del villaggio è chiusa, ma possiamo placare la nostra sete di liquidi e zuccheri con una Coca-Cola in un bar nelle vicinanze. Uno degli avventori indossa elegantemente un paio di stivali alti fino al ginocchio, allacciati da un paio di ghette di pelle lucidissima. Marcello ci spiega che è un pastore, e le ghette sono essenziali per proteggerlo dagli sterpi e dai rovi della campagna. Ma non sono convinto. I suoi gambali appaiono un po’ troppo immacolati. E, inoltre, dove sono le sue capre? Ma Marcello si mostra sicuro e mi spiega che si tratta dell’abbigliamento “buono” da indossare la domenica dopo il lavoro, nei momenti di ozio al bar. La strada ora si tuffa in disc esa per un paio di chilometri prima di una brusca virata a sinistra da dove riparte un'ascesa ancora più lunga: ben 15 km che ci conducono fino al punto più alto del nostro percorso.

 

Da questo tratto in quota godiamo ampi panorami dell'interno e della costa della Sardegna. Le montagne piatte spuntano da vallate lussureggianti. È tarda primavera e la vegetazione dell'isola non è ancora stata privata dei suoi colori dal calore e della siccità estiva. Come la strada spiana, mi rendo conto di aver fame. Ma l'unico segno di civiltà è una chiesa, che appare là in mezzo al nulla. Lo ripeto per l’ennesima volta, gli spazi vuoti di questo luogo sono sorprendenti. Se la chiesa è ancora in uso i fedeli Se la chiesa è ancora in uso, i suoi fedeli domenicali devono essere spariti da un po’. Sul lato opposto della strada c’è una fontana con panchine in pietra protetta dall'ombra di un al bero. Ci fermiamo per divorare il nostro pic-nic. Le proprietà rigeneranti di un panino con prosciutto e formaggio non devono mai essere sottovalutate.

 

Dopo il successivo scollinamento ricompare il mare davanti a noi. È poco oltre il paese di Villanova Monteleone, che il ciclista russo (attuale membro del team Tinkoff-Saxo) Pavel Brutt ha portato un attacco avviando una fuga di cinque uomini al Giro del 2007. La strada continua verso la famosa località balneare di Alghero, ma noi imbocchiamo una scorciatoia - la 'linea ondulata bianca' così sprezzantemente respinta da Marcello e il suo pennarello diverse ore prima. Dall’alto ammiriamo un altra spettacolare vista della costa, ma non è il mare turchese e le montagne lontane attraverso la baia di Alghero che hanno attirato la nostra attenzione. Proprio sotto di noi c’è qualcosa di molto più eccitante.

 

La strada - la famosa 'la linea ondulata bianca' sulla mia mappa - si srotola fino al mare in una lunga e labirintica serie di curve e tornanti. Spendiamo un buon 20 minuti a guardare verso il basso e cercando di tracciare il suo corso mentre scompare e ricompare dietro alberi o sotto sporgenze rocciose. Sembra un enorme serpente grigio che striscia dentro e fuori del sottobosco.

 

Vista sulla mappa, pare non avere alcun senso, non collega neanche due insediamenti. Sembra unire il nulla con il nulla. Ma la mappa rende giustizia al fascino sinuoso e tentacolare di questo tratto di asfalto nella realtà. Come dicevo a colazione, le mappe sono cose meravigliose, ma ci sono alcune strade il cui incanto non può essere proprio catturato.

 

Inutile dire che la discesa è una delizia. Sento che le ragnatele che opprimono le mie mucose vengono spazzate via. Al termine della discesa ci ricongiungiamo alla strada costiera che prosegue per Bosa. Ma il divertimento non termina mica qui, perché i restanti 36 km di strada sembrano disegnati per la bici, un’esplosione di colori, scogliere frastagliate e baie isolate. La costa è punteggiata dalle rovine di torri di avvistamento costruite dagli spagnoli durante la loro dominazione di 400 anni sull'isola. Nel punto più alto di questo tratto, a circa 10 km da Bosa, ho incontrato un po’ di traffico: un convoglio di turisti in sella alle mountain bike che indossano infradito e cappelli.

 

Invece di ripercorrere il nostro percorso attraverso le pittoresche strade di Bosa continuiamo per un paio di chilometri lungo la costa, finchè la strada giunge di frontead un enorme muro di roccia. La nostra cavalcata terminerà con 7 km di salita.

 

Con le vie respiratorie finalmente libere dopo settimane, Marcello ed io cominciamo ad attaccarci a vicenda con gusto. Lui ha il vantaggio di sapere quali sono i tratti più ripidi - e infatti lancia un attacco proprio in vista di un cartello che indica 10% - ma ho l'impeto e il rancore maturato tutto il giorno sotto terribile calore del sole mediterraneo. Così, quando lo supero sul traguardo fuori dal nostro albergo, ho finalmente ottenuto la mia vendetta per avere sfregiato la mia mappa con il suo pennarello sette ore prima.

 

Organizza la tua vacanza

Alloggio

 

Siamo stati nell’albergo de charme Villa Asfodeli (asfodelihotel.com, raddoppia da £ 60 B & B a notte compresa noleggio biciclette) nel centro storico di Tresnuraghes. Oltre a fornire una ricca colazione a buffet, l'hotel offre una bike station molto attrezzata, dove è possibile noleggiare bici da strada o riparare il proprio mezzo. L'hotel dispone di uno splendido giardino e di una piscina con vista sul mare della Sardegna.

 

Mangiare

C'è una pizzeria accanto all’hotel, altrimenti consigliamo di andare a Bosa, dove c'è una vasta offerta di ristoranti. Abbiamo apprezzato un pasto coi fiocchi ricco di specialità sarde - tra cui ricci di mare, carpaccio di tonno e seppie nel suo inchiostro, annaffiato con una bottiglia di rosé Nieddera locale - al prezzo di € 30 a testa al ristorante Borgo Sant'Ignazio nel vecchio cittadina.

 

Ringraziamenti

 

Grazie a Marcello Usala per aver curato la logistica del nostro viaggio. La sua agenzia, Sardinia Grand Tour, offre viaggi in bicicletta sia individuali che di gruppo in tutta l'isola, con hotel, trasferimenti, assistenza e guida. Sette notti di tour a partire da 1.090 € (£ 776). Maggiori dettagli su www.sardiniagrandtour.com"

MatteoChessa | comunicazione interattiva - facebook.com/matteochessa.it